Cap. Dunque vi è qualche cosa che per tutti gli enti è causa dell’essere, della bontà e di qualsiasi perfezione. III-Relazione tra l’essenza delle sostanze composte e le categorie logiche. Infatti, siccome ogni ente costituito da essere ed essenza riceve il suo essere da altro (poiché solo in Dio l’essere è identificato con l’essenza), non si può procedere all’infinito ma dovrà esserci una Causa Prima - in cui essere ed essenza coincidono - la quale dona l’esistenza a tutti gli altri enti, compreso le sostanze semplici come l’anima e gli angeli. Ritroviamo dunque qui, sotto un altro aspetto, l’ordine ontologico doppio di cui notavamo la presenza all’interno della sostanza stessa. Se dunque l’essere che muove è anch’esso soggetto in movimento, bisogna che sia mosso da un altro, e questo da un terzo e così via. àtienne Gilson Tra i grandi interpreti che nel ‘900 hanno proposto autorevoli interpretazioni del De Ente et essentia, va citato certamente àtienne Gilson, che nella sua celebre opera del 1948 (31), L’essere e l’essenza, si muove secondo le tre coordinate fondamentali della sua riflessione: l’analisi del patrimonio storico della filosofia, l’esplicitazione storico-critica delle problematiche gnoseologiche sottese alle diverse posizioni, per giungere fino a considerazioni di teologia naturale come momento culminante della speculazione metafisica a cui la riflessione gnoseologica deve sempre rimanere ancorata. D’altronde in qualsiasi modo lo si esprima, il fatto resta quello che ò: l’esse puro non ò determinato da alcuna essenza che lo faceva essere tale. Alla coscienza del primato dell’esse rispetto a tutte le altre perfezioni, però, non si giunge immediatamente, ma attraverso una “riflessione intensiva”, ovvero una resolutio di tutte le perfezioni formali nell’atto di essere inteso come loro principio fondante. Si ritrova naturalmente qui, ma su un altro piano e ad una profondità mai prima attinta, la formula neoplatonica del Liber de causis tante volte citata e commentata nel medioevo: prima rerum creatarum est esse. L’ente sussistente esiste anche nel mondo dello spirito” (26). L’edizione critica del testo ò stata curata dai Domenicani di Santa Sabina (2) ed ò apparsa nel 1976. Senza l’essenza noi non potremmo conoscere gli enti. Per questo quindi bisogna ammettere che esiste un ente necessario che permette agli enti contingenti di venire ad esistere e questo ente lo chiamiamo Dio https://www.fisicaquantistica.it/wordpress/wp-content/uploads/2016/10/In-Principio-era-il-verbo-600x441.jpg. ” (25). Parlando di Wolff, in particolare, Gilson sottolinea come egli definisca l’esistenza come il “complemento della possibilità “, fondandosi sulla definizione di “ente” più “essenzialista” che si possa immaginare: Ens dicitur quod existere potest, consequenter cui existentia non repugnat (35) (si dice “ente” ciò che può esistere, e â di conseguenza â ciò rispetto a cui non ò contraddittoria l’esistenza). Ora l’essere ò ciò secondo cui si dice che una cosa ò. Perciò bisogna che l’essenza, per la quale una cosa ò denominata ente, non sia soltanto forma, nè soltanto materia, ma l’una e l’altra”. Esistenza ed Essenza. Ha il potere di dare forma al tutto in modo caratteristico e di animarlo. Quando diciamo «Dio è», predichiamo l’essere di Dio; quando diciamo «le creature sono», predichiamo l’essere delle creature. Esso richiede d’essere assimilato da noi e di ritrovare in noi una nuova vita” (24). Gli ultimi decenni hanno portato un cambiamento di situazione che si era preparato da varie parti e innanzi tutto in campo cattolico. Tommaso ritiene che la ragione può dire qualcosa anche sulla natura di Dio ma solo se si considera la possibilità del linguaggio di definire le cose per analogia. Il genere, la differenza specifica e la specie si rapportano â rispettivamente â alla materia, alla forma ed al composto (sinolo), ma non vanno identificati con essi, perchè ciascuno di essi in realtà designa il tutto (la sostanza) sotto un determinato aspetto. Da questa posizione di pensier La prima via parte dall’osservazione del movimento ex motu: tutto ciò che si muove è mosso da qualcosa, ma nell’individuazione dei motori bisogna logicamente fermarsi a una prima causa del movimento, come del resto aveva dimostrato Aristotele. Ora, tutto ciò che si muove è mosso da un altro. L’anima umana si trova in una situazione particolare: occupa l’ultimo posto (cioò il grado ontologicamente più basso) tra le sostanze intellettive, per cui il suo intelletto passivo si rapporta alle forme intelligibili come la materia prima si rapporta a quelle sensibili e â scrive Tommaso â “per il fatto che tra le altre sostanze intelligibili ha un grado maggiore di potenzialità , si fa talmente vicina alle altre realtà materiali, che la realtà materiale viene tratta a partecipare del suo essere, cosicchè dall’anima e dal corpo risulta un solo essere in un solo composto; benchè quell’essere, in quanto ò proprio dell’anima, non sia dipendente dal corpo.
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