A Ventotene e Santo Stefano i passeggeri dovevano essere trasbordati mediante delle barche, mancando strutture portuali adeguate. Il DB-7, nelle sue diverse configurazioni, venne utilizzato dalle Aeronautiche militari di tutti i paesi Alleati, per cui si ebbero modelli che volavano sotto bandiera americana, francese, belga, sud africana, russa, olandese; una ventina di aerei furono acquistati persino dai brasiliani. Il primo degli aerei ad attaccare compì un ampio giro e mitragliò la nave, che aveva messo le macchine avanti tutta, provocando alcuni danni (quali la distruzione delle vetrate di dritta) e feriti; il comandante Simeone tentò di eludere l’attacco con ripetute accostate, procedendo a zig zag, forse cercando di portare la nave ad arenarsi sulla spiaggia di Parata Grande, ed evitò un primo siluro, sganciato dallo stesso aereo, che aveva anche riaperto il fuoco con le mitragliere. Il Santa Lucia in servizio come nave ospedale. Relitto LST349, nave da trasporto truppa affondato nella seconda guerra mondiale ,situato a Ponza ad una profondità di 22m. Brandelli di decine di reti trattenute negli anni dall’aereo avvolgono i motori e il muso, spugne arancioni e rosse coprono a chiazze la struttura metallica. Le stazioni semaforiche di Ventotene, Ponza e Gaeta comunicarono: «Piroscafo S. Lucia est stato affondato da aerei inglesi presso Ventotene recuperate 5 Persone». Io ne soffro da sempre! Nel corso del suo servizio come nave ambulanza la Santa Lucia compì complessivamente 12 missioni, trasportando in tutto 1438 tra feriti e malati. Il Santa Lucia in partenza da Napoli con i colori della Compagnia Napoletana di Navigazione a Vapore. Video realizzato il 9-10-11 Settembre 2016. Dopo un paio d’ore di navigazione, intorno alle dieci del mattino (per alcune fonti le 10.08) del giorno stesso, il piroscafo, mentre, proveniente da Ponza, era ad 1,4 (o due) miglia dalla sua destinazione di Ventotene (da dove poi sarebbe proseguito per Gaeta), in vista di Punta Elena e degli scogli delle Sconciglie, venne attaccato da quattro aerosiluranti britannici Bristol Beaufighter, provenienti, volando a pelo d’acqua, dalla direzione del sole, ossia da Capo d’Arco (i velivoli, appartenenti al 47º Stormo della RAF, erano decollati da Tunisi per una ricognizione armata e vennero avvistati da un marinaio di guardia sull’aletta di plancia di dritta e poi anche dal resto di equipaggio e passeggeri. La tragedia ebbe un impatto particolarmente pesante sulla popolazione ponzese. Il primo degli aerei ad attaccare compì un ampio giro e mitragliò la nave, che aveva messo le macchine avanti tutta, provocando alcuni danni (quali la distruzione delle vetrate di dritta) e feriti; il comandante Simeone tentò di eludere l’attacco con ripetute accostate, procedendo a zig zag, forse cercando di portare la nave ad arenarsi sulla spiaggia di Parata Grande, ed evitò un primo siluro, sganciato dallo stesso aereo, che aveva anche riaperto il fuoco con le mitragliere. Vi terremo informati! Siamo pienamente d’accordo, ovviamente, e concordiamo di coinvolgere subito mio padre, ingegnere aeronautico. L’affondamento avvenne a circa due miglia per 350° da Ventotene.Secondo alcune fonti, dopo l’affondamento, i velivoli britannici mitragliarono anche i rottami ed i naufraghi del piroscafo, ostacolando così anche l’opera dei soccorritori.I soccorritori recuperarono, dopo oltre quattro ore, solo cinque superstiti, ossia il comandante Simeone (che morì, in seguito alle ferite riportate, il 26 luglio), il mozzo Luigi Ruocco (membro dell’equipaggio), il motorista Francesco Aprea (passeggero), che si era gettato in mare al primo attacco, il carabiniere Vincenzo Moretti, ustionato, ed il fante Fernando Capoccioni, che aveva riportato fratture ad entrambe le gambe. Secondo altre fonti il comandante Simeone ordinò ad equipaggio e passeggeri di ripararsi sottocoperta (o fece radunare i passeggeri nel salone centrale), dopo di che la nave venne centrata da una bomba, a meno di sei minuti dall’inizio dell’attacco. Alle otto del mattino del 24 luglio 1943 il Santa Lucia, al comando del capitano di lungo corso Cosimo Simeone e con a bordo, a seconda delle fonti, tra le 70 ed il centinaio di persone tra passeggeri civili (perlopiù abitanti di Ponza, tra cui diverse coppie di sposi novelli), equipaggio e personale militare (comprese cinque Guardie di Finanza; alcuni militari, tra cui 14 carabinieri del presidio di Ponza, rientravano nelle proprie isole perché in congedo temporaneo per aiutare nei raccolti, lasciò Ponza per Ventotene con un ritardo di due ore (la partenza era infatti prevista per le sei), dovuto all’attesa di notizie sulla possibilità di attacchi aerei. Controllando la profondità massima mi accorsi che era salita di ben 7 metri, da -59 a -52. Secondo un’altra versione i morti furono 65, 66 (52 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio) o 67 (44 passeggeri, 15 uomini dell’equipaggio ed i 9 marinai addetti al cannone da 76/40). Finalmente a giugno abbiamo convinto un pescatore e, tra un’immersione e l’altra del diving, ci ha portati con se’. Watch Queue Queue Tra i due tronconi vi è un’area caratterizzata da una grande quantità di rottami. Queste ultime unità, di piccole dimensioni, erano utilizzate per trasportare i feriti dalle linee del fronte ad ospedali situati a maggiore distanza (ad esempio, dal fronte isontino agli ospedali di Venezia), navigando lungo la costa. Secondo altre fonti il comandante Simeone ordinò ad equipaggio e passeggeri di ripararsi sottocoperta (o fece radunare i passeggeri nel salone centrale), dopo di che la nave venne centrata da una bomba, a meno di sei minuti dall’inizio dell’attacco. I doppi scatti sono per me, anzi per mio padre e i suoi colleghi che, nel frattempo, si sono gia’ appassionati a questa storia. Il 10 dicembre 1925 il piroscafo passò alla Società Anonima di Navigazione Partenopea (SPAN), costituita a Napoli dai fratelli Piscitelli, Laudiero ed altri proprio il 10 dicembre in sostituzione della cessata Compagnia Napoletana (per l’esercizio, per 20 anni a partire dal 9 novembre 1925 – con Decreto Ministeriale del 15 febbraio 1926 –, delle linee di navigazione dei servizi marittimi sovvenzionati del gruppo «C» con le Isole Partenopee e Pontine), della quale rilevò la flotta. La produzione si interruppe il 20 settembre 1944: era stato costruito, nei diversi modelli e configurazioni, un totale di 7385 esemplari. Secondo alcune fonti, nel corso dello stesso 1916 il piroscafo cessò di essere impiegato come nave ospedale, pur rimanendo in servizio quale nave ausiliaria sino alla fine del conflitto; per altre fonti, invece, la Santa Lucia fu impiegata come nave ambulanza sino al 1919, quando fu derequisita e restituita agli armatori.Dopo la derequisizione, il Santa Lucia riprese servizio nel golfo di Napoli il 24 giugno 1919, per conto del Servizio Navigazione di Stato, tornando alla Compagnia Napoletana di Navigazione solo nel dicembre 1923. Elenco completo >>Mediterraneo >>Italia >> Lazio R=Relitto A=Affondamento Nome Localit Secondo un’altra versione i morti furono 65, 66 (52 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio) o 67 (44 passeggeri, 15 uomini dell’equipaggio ed i 9 marinai addetti al cannone da 76/40). Tra le unità accorse sul posto vi furono la moderna corvetta Euterpe, dirottata sul posto da Procida, che tuttavia trovò solo rottami, alcune salme ed un gran numero di pesci morti, ed una motozattera tedesca, appena scampata, benché danneggiata ed incendiata, all’attacco da parte degli stessi aerei che avevano affondato il Santa Lucia: tale unità salvò alcuni naufraghi. “E’ sin da quando abbiamo aperto il diving che i ponzesi ci parlavano di questo fantomatico aeroplano. Un monumento in ricordo delle vittime del Santa Lucia è stato inaugurato il 24 luglio 2003 nel piazzale antistante la caserma della Guardia di Finanza di Ventotene, e nello stesso giorno è avvenuta anche l’inaugurazione di una sala dedicata all’affondamento nel Museo comunale di Ponza, l’apposizione di una targa nel medesimo Comune e l’emissione, nelle due isole, di un annullo postale speciale. Nel giro di due ore ero nuovamente sul punto dove mi rimmersi, con una bussola feci una minuziosa ricerca alla profondità di 40 metri: incredibile, neanche un bullone!! Squilla il telefono. Buttiamo giu’ uno schizzo, aggiungendo tutti i particolari che ci vengono in mente: quote, lunghezza stimata, apertura alare. ", Intanto il relitto del bimotore americano continua a giocare a nascondino tra la sabbia che viene spostata dalle correnti tanto da renderlo invisibile. Quando e’ affondato? Il Santa Lucia in servizio come nave ospedale.Agli inizi del 1916, nell’ambito della vasta operazione per il salvataggio dell’esercito serbo in ritirata attraverso i porti dell’Albania, la Regia Marina decise di dotarsi di tre ulteriori navi ospedale (oltre alle cinque già in servizio), ed una delle unità requisite allo scopo fu la Santa Lucia, che, con una capienza di appena 100 posti letto (la trasformazione fu compiuta nel luglio 1916), fu adibita a compiti di nave ospedale e nave ambulanza. Immersioni. Ci vestiamo velocemente e ci buttiamo in acqua. La nave venne anche dipinta in grigio militare, in modo da essere meno visibile, ed armata con un cannone da 76/40 Mod.
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