Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 15 nov 2020 alle 17:03. La sua figura emerge con potenza anche per effetto dello sfondo scuro, composto da rocce dalle forme bizzarre che si ritroveranno anche, di lì a poco, nella prima versione della Vergine delle Rocce (1483-1486). Spiccano soprattutto il busto inarcato e scuro dietro le clavicole, il gesto plastico del braccio disteso, che sembra indagare lo spazio circostante, o la gamba protesa in avanti, con un efficacissimo scorcio. Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. L'opera è pertanto particolarmente significativa in quanto, nell'impasto fresco dei colori, sono chiaramente visibili le impronte del maestro fiorentino. La tela mostra un episodio "di genere" della leggenda di san Girolamo, quando cioè il santo, di ritorno dall'eremitaggio nel deserto, portò con sé il leone che aveva ammansito togliendogli una spina dalla zampa. Il lavoro per gli Schiavoni iniziò nel 1502 e terminò nel 1507. Altri sullo sfondo stanno salendo precipitosamente le scale del convento. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Le loro tonache blu e bianche al vento "macchiano" la cromia su più direttrici. La scena è ambientata in un campo aperto costruito con attenzione ai ritmi e alle pause, in cui si riconoscono una chiesa con portico e un palazzo con una loggetta e balconi. La storia sembra ambientata nel cortile di un tipico convento veneziano, ma vi si percepiscono integrazioni di tipo orientale. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 28 giu 2019 alle 19:40. La Vostra Privacy e i cookie e condivisione, Raffigurazione pittorica della Battaglia del Volturno di Stefano Busonero, Arte ed ansia – dipingere migliora l’umore e abbatte gli stati ansiosi, 10 tra i più bei dipinti di tutti i tempi realizzati tra il Seicento e il Settecento, 10 tra i dipinti più belli e famosi dal Quattrocento al Cinquecento, L’arte moderna nella seconda metà del ventesimo secolo, I Contenuti delle pagine di Frammentiarte, Ritorna al Ciclo di S. Giorgio degli Schiavoni, Scopri come i tuoi dati vengono elaborati. Il telero si presenta con due tematiche: quella più in evidenza, ovvero, la spassionata generosità di Gerolamo, mirata al bene anche per gli animali più feroci; e il terrore dei frati che scappano nel vedere la belva. These cookies do not store any personal information. Il San Girolamo penitente è un dipinto a olio su tavola (103×75 cm) di Leonardo da Vinci, databile al 1480 circa e conservato nella Pinacoteca Vaticana. Un giorno l’asino fu rubato mentre il leone dormiva e i … Il San Girolamo eremita. L'opera mostra il momento in cui i frati del convento vedono la belva e fuggono terrorizzati prima ancora che il vecchio monaco possa spiegare la presenza dell'animale al suo fianco, indicando la zampa che il leone sta alzando. Girolamo curò le ferite dell’animale e lo accolse con i suoi fratelli nella comunità, al fianco dell’asino, unico bene dei monaci. ed è custodito nella Scuola di San Giorgio a Venezia. I diecimila crocifissi del Monte Ararat di Carpaccio. San Girolamo e il leone nel convento è un dipinto tempera su tavola (141x211 cm) di Vittore Carpaccio, datato 1502 e conservato nella Scuola di San Giorgio degli Schiavoni a Venezia. San Girolamo è raffigurato nell'iconografia dell'eremita penitente nel deserto. Il dipinto viene in genere datato agli ultimi anni del primo soggiorno fiorentino di Leonardo, per le stringenti affinità con l'Adorazione dei Magi. La Legenda Aurea, di Jacopo da Varazze, narra, nel capitolo dedicato a San Girolamo, la leggenda del leone . Scopri come i tuoi dati vengono elaborati. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience. This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. In basso si trova il fedele leone, appena disegnato, il cui corpo scattante crea giochi lineari rari in Leonardo, che probabilmente sarebbero poi stati attenuati dalla pittura atmosferica e dallo sfumato. San Girolamo è tradizionalmente rappresentato nel suo studio, mentre con un coltellino toglie dalla zampa di un leone una spina, che tormentava l'animale. Fra gli animali, sparsi nelle varie zone della composizione, si riconoscono pappagalli, faraone, pavoni, lepri, un cervo, un capriolo, un’antilope ed un castoro ripresi con la passione di un vero naturalista. Storia dell'arte » dal Gotico al Realismo » Carpaccio » San Gerolamo e il leone nel convento di Carpaccio, Carpaccio: San Gerolamo e il leone nel convento. https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=San_Girolamo_e_il_leone_nel_convento&oldid=106121807, Ciclo della Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. These cookies will be stored in your browser only with your consent. ed è custodito nella Scuola di San Giorgio a Venezia. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. Vestito di pochi stracci è inginocchiato con nella mano destra la pietra che usava per percuotersi il petto e con la sinistra che indica se stesso in atto di umiltà. La figura dell'eremita è studiata con notevole attenzione all'anatomia, testimoniando il precoce interesse di Leonardo su questo settore, con muscoli asciutti ma scattanti, tendini a vista. I campi obbligatori sono contrassegnati *. Secondo la critica, per la narrazione del presente episodio e quello successivo (I funerali di S. Gerolamo), il Carpaccio. L'opera presenta numerosi punti di similitudine con la tela dipinta da Palma il Giovane. Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. Per la realizzazione dell'opera, indubbiamente Leonardo ha utilizzato il pennello, ma in molte parti della composizione il colore è steso direttamente dall'artista con le proprie dita per ammorbidire i contorni delle figure. Carpaccio, al culmine della propria carriera, venne chiamato dalla Scuola "minore" degli Schiavoni, cioè dei Dalmati residenti o di passaggio a Venezia, per dipingere un ciclo di sette teleri sulle storie dei santi protettori della confraternita (Giorgio, Girolamo e Trifone) a cui si aggiunsero altre due tele fuori della serie con Storie evangeliche. Nella composizione San Gerolamo, l’allora vescovo di Spalato, entrato in un convento nei pressi di Betlemme, dopo aver liberato la zampa di un leone da una spina, permette alla fiera di entrare nel convento, che da quel giorno vivrà con lui alla stregua di animale domestico. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Quattro monaci scappano infatti in direzioni diverse, sfruttando appieno la profondità spaziale. Luce dorata e colore denso garantiscono l'unificazione di tutti gli elementi, creando quella particolare sensazione atmosferica che fa percepire l'"aria" nel dipinto. Anatomicamente Leonardo presta molta attenzione al soggetto di San Girolamo, creando le contrazioni muscolari e le estensioni, nonchè il movimento sottile dei tendini e la precisa identificazione delle ossa che denotano una certa conoscenza acquisita di Leonardo da Vinci verso lo studio del corpo umano. Grande attenzione mise l'autore nella descrizione topografica del luogo, che riecheggia probabilmente la zona di Venezia dove anticamente si trovava la Scuola degli Schiavoni, ovvero tra l'Ospedale di Santa Caterina e la chiesa di San Giovanni al Tempio. Il leone è simbolo della forza bruta vinta con la pietà; il teschio, simbolo della vanitas e meditazione sulla morte; Una curiosità è il monaco che cammina con stampelle, in secondo piano, probabilmente un dettaglio ispirato dal vero. Si tratta di un dipinto non portato a termine. Il rocambolesco ritrovamento dell'opera è raccontato dal D'Archiardi in una ricostruzione ritenuta oggi poco credibile: appartenuto ad Angelica Kauffmann il dipinto sarebbe poi andato perduto, per essere ritrovato dal cardinale Joseph Fesch segato in due parti, una delle quali era usata da un rigattiere romano come coperchio per una panca, mentre l'altra (un quadrato con la testa, ancora visibile) faceva da sgabello per un calzolaio.
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