Prima di spiegare come Dio giustifica il peccatore, l’apostolo dimostra che tutti gli uomini sono colpevoli davanti a Dio. E Dio ha pronunciato a suo riguardo questa terribile frase: «Ho odiato Esaù». Ricercare «le cose che contribuiscono alla. Dato che la grazia abbonda e le nostre ingiustizie non servono che a farla brillare di più, approfittiamone per lasciarci andare a tutti i capricci della nostra volontà carnale (v. 1 e 15). «E non soltanto questo...» (v. 11): abbiamo il diritto di gloriarci nei doni, ma soprattutto in Colui che ce li dispensa che è Dio stesso, divenuto il nostro Dio e Padre per mezzo del Signore Gesù Cristo. «Non v’è distinzione» abbiamo letto (cap. Ma, condizione indispensabile per un servizio utile, è pieno d’amore per loro e, prima di tutto, per Colui che sta per annunciare: Gesù Cristo. Inoltre, Dio dichiara colpevoli non solo quelli che si danno personalmente a tali vizi, ma anche tutti quelli che «approvano chi li commette». Rischia dunque di perdere la salvezza? Se siamo liberi, è per servire Dio ed ubbidirgli di cuore (v. 17; 2 Corinzi 10:5), come quel giovane schiavo, riscattato un giorno a un padrone crudele da un viaggiatore compassionevole, che invece d’andare a vivere la sua vita, chiese di non lasciare il suo benefattore; tutto il suo desiderio era di servirlo da quel momento in poi! Dinanzi al tribunale di Dio ogni bocca è ora chiusa. D’altra parte, il fatto che Paolo voleva annunciare l’Evangelo a quelli che tuttavia avevano già la fede (v. 15, 8) ci conferma che questa buona notizia dell’Evangelo non si limita al perdono dei peccati. Questo, però, non era più un problema vivo dopo la fine del primo secolo, quando, in pratica, la cristianità era costituita da non-ebrei. D’altronde, posso io ergermi giudice dal momento che comparirò presto dinanzi al tribunale di Dio (v. 10) pur essendo già giustificato? — esclama quest’uomo — invece di migliorare mi sento ogni giorno più cattivo. Un solo debito dobbiamo avere: l’amore, dal quale non ci si può sdebitare, perché risponde all’amore infinito di Dio per noi. È per questo che la terribile sentenza «per certo morrai», già annunciata da Dio prima della caduta dell’uomo (Genesi 2:17), viene confermata: «Il salario del peccato è la morte» (cap. Nonostante ciò che a volte sembra, essa è sempre buona, accettevole e perfetta (pesiamo queste parole) per il solo fatto che si tratta della Sua volontà (v. 2; Giovanni 4:34). Per illustrare la posizione d’Israele e quella delle altre nazioni, l’apostolo si serve dell’immagine d’un ulivo domestico che rappresenta il popolo giudaico. La carne, «il vecchio uomo», antico proprietario, non è presente che come inquilino indesiderato, chiuso in una camera. Paolo sapeva per esperienza che si può essere zelanti per Dio anche sbagliando completamente strada. Ma Dio, nella sua saggezza, non glielo aveva permesso, perché questa capitale del mondo antico non doveva diventare il centro della sua opera. Questo è il potere della sola Parola di Dio e l’autorità dell’evangelo, «potenza di Dio per la salvezza d’ogni credente» (v. 16). E, da questo errato punto di partenza, scaturiscono altre domande come queste: Non è ingiusto aver scelto gli uni invece degli altri? Nella loro audace incredulità, gli uomini si permettono di giudicare Dio col proprio metro: Visto che in definitiva Egli farà tutto ciò che ha voluto, dicono alcuni, di che cosa ci può ritenere responsabili? Esaù, per esempio, essendo profano, benché fratello gemello di Giacobbe, non ha potuto ereditare la benedizione. È riconciliato col Giudice supremo a motivo dell’atto stesso che avrebbe dovuto attirare la Sua ira per sempre: l’uccisione e la morte del suo Figlio (v. 10)! Un giorno Egli metterà in luce «i segreti degli uomini», tutti i loro atti e le intenzioni inconfessabili, nascoste con tanta cura (Matteo 10:26). Anzitutto, diversamente dal-la quasi totalitÜ degli scritti neotestamentari, l’autenticitÜ di … Ogni domanda che poteva ancora porsi ha trovato la sua perfetta risposta! I capitoli da 12 a 15 descrivono ciò che Egli si aspetta ora da parte nostra. È anche «l’Iddio della speranza» e vuole che in questa abbondiamo (v. 13). l’ultima elencata, in ogni caso, è per voi, chiunque siate e qualunque sia la vostra età: «Chi fa opere pietose (cioè opere dettate dal timore di Dio) le faccia con allegrezza» (2 Corinzi 9:7). Finché dura la notte morale di questo mondo, il credente è invitato a rivestire «le armi della luce» (v. 12; Efesini 6:13...), a rivestirsi del Signore Gesù Cristo stesso (v. 14), cioè a renderlo visibile, come un abito senza macchia. Liberi... non di fare la nostra volontà: significherebbe rimetterci sotto la vecchia schiavitù! Paolo non aveva ancora visto credenti di Roma. 3:22); il Giudeo, come il Greco, non raggiunge la gloria di Dio. Ma aggiungeva: «Se dunque il Figliuolo vi farà liberi, sarete veramente liberi» (Giovanni 8:34,36). Così, per incoraggiarci, lo Spirito afferma che presto il Dio della pace triterà Satana sotto i nostri piedi (v. 20). 7:12). Infine il v. 33 lo designa come l’Iddio della pace che vuole stare con tutti noi. Infatti, se sono veramente convinto dell’orrore di me stesso e dal sentimento della grazia di Dio che mi sopporta, ogni spirito di superiorità scompare dai miei pensieri. Sì, se ogni riscattato volesse essere, nel luogo in cui il Signore lo manda, un messaggero pieno di fervore, gli appelli dell’evangelo risuonerebbero fino agli estremi confini del mondo (v. 18). Risvegliamoci, amici; non è il momento di dormire. Il suo Nome riempie questi primi versetti. E Gesù mi prende per mano». Questi errori si riprodurranno, al momento della tiratura, in ogni esemplare. 2 Timoteo 1:12). L’introduzione «contro natura» (v. 24) dei Gentili sul tronco d’Israele sottolinea dunque l’immensa grazia che ha posto noi (che non siamo Giudei) al beneficio delle promesse fatte ad Abramo. 6:23). È anche il nostro primo dovere nei confronti di coloro che ci stanno vicini e non sono ancora convertiti. Il peccato mi pone dunque inesorabilmente sotto la condanna della legge di Dio... Ebbene! consideriamo i v. 30 e 31 ed esaminiamoci. I sospiri di tutti gli oppressi salgono verso il gran Giudice (Lamentazioni 3:34-36). Per essere salvati, bisogna cominciare col riconoscersi colpevoli, ossia dichiararsi d’accordo con la sentenza divina pronunciata nel capitolo precedente. Contiene tutta la verità in Cristo. La prova è data dal fatto che persino Abramo (v. 3) e Davide (v. 6), che incontestabilmente avrebbero avuto il diritto di stare in cima a questa scala delle opere, non se ne sono serviti per essere giustificati davanti a Dio. La pace con Dio è ormai la sua parte inestimabile. «Così non sia!» esclama nuovamente l’apostolo (v. 7). Dio che condanna o l’accusato che si difende? Invece sono pienamente responsabile se esiste un cartello: Vietato toccare. L’amore dell’apostolo per il suo popolo si manifestava nel modo migliore: per mezzo delle preghiere (v. 1). Non è Egli infatti la sostanza dell’Evangelo, il fondamento di ogni relazione tra Dio e l’uomo? Così noi non siamo più debitori verso la carne, questo creditore insaziabile e crudele (v. 12). Così, le nazioni non avevano alcun diritto d’origine; Israele aveva perso il suo; tutti erano nello stesso irrimediabile stato, senza altra risorsa che la misericordia divina. Per questo le promesse fatte ad Abramo (e al cristiano) non comportano nessuna condizione; basta crederle. NOTE INTRODUTTIVE Quando scrive ai Romani, Paolo ha compiuto larga parte della sua attività apostolica. Un uomo, per quanto sia caduto in basso, troverà sempre qualcuno più miserabile di lui, col quale potrà paragonarsi sentendosi migliore! Il Signore si è acquistato tutti i diritti sulla nostra vita. Il Signore è abbastanza ricco per rispondere ai bisogni di tutti quelli che l’invocano. Infine, il grande apostolo scrive ai suoi fratelli di Roma di aver bisogno delle loro preghiere (v. 30). Qualcuno obietterà con indignazione: Io non ho commesso gli orribili peccati menzionati in questi versetti. (v. 19). Basti pensare alle lacrime del Signore Gesù su Gerusalemme colpevole (Luca 19:41), dolore al quale l’apostolo fa un’eco straziante nei v. 2 e 3. Terribile malafede! «Sia Dio riconosciuto verace, ma ogni uomo bugiardo!» (v. 4), esclama l’apostolo. Già ai tempi d’Elia, quel profeta si sbagliava pensando che l’intero popolo avesse abbandonato l’Eterno.
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